Quest’anno scrivere da sola un articolo di chiusura sull’esperienza del festival Lectorinfabula, guardando in particolare alla proposta di Lector Ragazzi, mi sembra un’impresa davvero ardua e provo a spiegarne il perché: non c’ero quando le coppie dei lettori adulti hanno cominciato a sentirsi quest’estate per conoscersi e confrontarsi su come impostare gli incontri tra autori e lettori. Non c’ero quando gli Hamelin hanno elaborato la loro scaletta di riflessioni e domande per condurre gli incontri con gli autori e i lettori adulti. Non c’ero in molti dei momenti che hanno contribuito a dare senso e sostanza al festival. Non c’ero perché era superflua la mia presenza. C’erano altri ed erano tanti, appassionati e competenti. A loro, il primo ‘grazie’ per essersi messi in gioco, per aver accettato di prendere il proprio “pezzetto” della manifestazione, pensarlo, averne cura per poi, restituirlo ad altri in modo così coerente e sentito.
Gli appuntamenti di Lector Ragazzi quest’anno erano all’interno del programma generale del festival per scelta degli organizzatori. Ci siamo chiesti: A chi parla la letteratura per ragazzi? Per chi sono queste storie? Come ci hanno detto gli autori ospiti della manifestazione chi scrive bei libri non ha in mente un singolo bambino, o peggio ancora un target a cui indirizzare la propria storia. Chi scrive bei libri è mosso dall’urgenza di raccontare e dal piacere di farlo, anche quando occorre sollevarsi all’altezza dei pensieri, dei dubbi e dei desideri di un bambino o di un ragazzo. Questi bei libri servono a tutti, grandi e piccoli, servono a coltivare domande e a creare un terreno comune in cui un adulto, un bambino o un ragazzo possono incontrarsi e parlando di libri, dire di sé o del mondo. Allora la scelta di un unico programma della manifestazione va letta in questa direzione: abbiamo spianato terreni comuni dove adulti e bambini potessero trovarsi insieme con un libro in mano o una storia e un immaginario da condividere.
A Lector Ragazzi quest’anno si sono sentite lingue di altri paesi è stato un onore grande e un’enorme gioia per il festival poter organizzare gli incontri con delle ‘colonne’ della letteratura (per ragazzi) internazionale come Marie-Aude Murail, Jutta Richter e Armin Greder. Di questi autori e dei loro libri si parlava da tempo, prima del festival, nelle aule del corso di formazione Punti Luce Libriamoci e Xanadù, promosso dal CEPELL con l’associazione Hamelin e la rete territoriale ( Svoltastorie – Biblioteca dei ragazzi/e di Bari – La coda dei libri- Fondazione G. Di Vagno). Ecco perché nelle piazze del festival ad accogliere questi autori c’erano lettori così attenti e preparati, grandi e piccoli. Non erano nomi prestati ad un programma per aumentarne lo scintillio ma autori che una comunità di circa 140 persone tra insegnanti, educatori, librai, bibliotecari ( e a cascata, di tanti tantissimi bambini e ragazzi) non vedeva l’ora di incontrare per conoscere da vicino, per poter fare domande e soprattutto per ascoltare.
Molti degli incontri con gli autori e con gli ospiti sono iniziati prima del festival. Penso ad esempio alla testimonianza dell’ALIR e all’incontro con Alessandra Valtieri (su cui c’era un filo rosso teso da ottobre scorso e poi dalla Fiera di Bologna), alle voci e ai pensieri di Cristina Bellemo e Alessandra Erriquez (che evidentemente già si parlavano da tempo se sono riuscite a portarci dentro un momento di riflessione così potente e intenso) o al lavoro di Teresa Porcella che ha costruito, con grande generosità e maestria, la lettura-spettacolo de Il formichiere Ernesto, insieme a un gruppo di giovanissimi musicisti della città conosciuti il giorno prima. Penso al libro Ago illustrato da Massimiliano Di Lauro, i cui racconti erano iniziati più di un anno prima quando ”non era ancora libro” ma solo un progetto e bellissime tavole. Anche per il gruppo di studenti dell’IPSS “De Lilla” di Conversano il festival è iniziato prima del 13 settembre. A loro è stato affidato uno spazio di responsabilità e sperimentazione dentro la manifestazione, intorno c’era la cornice di immagini e contenuti dei bellissimi libri della casa editrice Vànvere. Come lo scorso anno, anche quest’anno, il venerdì pomeriggio è avvenuta ‘la trasformazione’ : Antonello e le sue compagne di scuola non erano più gli ospiti che arrivano dentro il festival ma gli ospiti che accolgono. Lo spazio fisico e di progetto l’avevano occupato, abitato, interpretato in modo personale per farne esperienza da condividere con i bambini che si sono fermati a leggere o giocare insieme a loro.
Nei giorni del festival era ancora estate, le scuole erano ancora chiuse e gli studenti pugliesi potevano ancora andare a mare. Eppure in tanti erano nelle nostre piazze. Non è stato possibile fare circolari, raccogliere firme su avvisi o dare informazioni nelle singole classi. Alla fine dell’anno scolastico, nel mese di giugno, avevamo salutato i docenti, i bambini e i ragazzi dandoci appuntamento al festival, lasciando consigli di lettura per l’estate. A settembre, le scuole lentamente ritornavano alla routine e le persone, che di quelle istituzioni erano parte, erano già pronte perché ci aspettavano. Così prima delle istituzioni sono arrivati i docenti e i ragazzi con il loro passaparola, a ricordare gli appuntamenti, a portare bigliettini per gli autori da imbucare nelle cassette della posta costruite alla maniera di Vànvere edizioni. E sono arrivati a Conversano gruppi di genitori, ragazzini e insegnanti perché c’era un incontro che non si poteva perdere.
Ai tanti lettori sparsi che si cercati, sono stati insieme, sono stati ‘gruppo’, al loro entusiasmo e alla loro consapevolezza va un altro grazie che è l’ultimo e che trabocca di gioia.
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