Secondo il teorema del rapporto tra i numeri e le storie, e ivi dimostrato con tutta evidenza, si può dire che: per ogni numero N dato, esistono infinite storie s, a seconda del soggetto che conta e che, indi, racconta. Pertanto :∀N ∃ ∞s
Un numero è segno e simbolo, è astrazione e grandezza, è esercizio della mente e talvolta, come in questo caso, principio di racconto.
I capitoli del libro hanno il nome di numeri scelti da Tina, protagonista e voce narrante della storia, che si presenta al primo rigo: Io sono Tina e lo sono sempre stata. Lei è la bambina disegnata in copertina da Marco Corona, con addosso la luce del sole e le ombre delle persiane chiuse per la controra. Sul tavolo davanti a lei c’è un quaderno: è un diario, il mio diario dei numeri. Perché nella mia vita ci sono dei numeri che meritano di essere raccontati.
In questa storia ogni numero racconta qualcosa; non importa quale sia la sua natura (un quadrato perfetto, un numero primo o un numero felice). Ci sono le cifre usate per identificare qualcuno (come quelle sul braccialetto di Tina appena nata o della matricola del lavoro di sua madre) che l’autrice combina assieme per portare attenzione su uno dei personaggi. Ci sono i numeri delle liste, quelli utili a fare sintesi e tenere memoria, quelli che da soli aprono porte verso altre narrazioni. Ci sono numeri che sono una data sul calendario, l’esito di un sondaggio, la somma delle ore, la durata di una vacanza, ecc. Alcuni di loro si ripetono come il 99, lui è ospitato nelle prime pagine del libro, quelle dello 0547, e torna alcune pagine dopo, nel capitolo a lui dedicato, per parlare di Giovanni, un signore vecchietto che abita per strada, che biascica parole indecifrabili, annota quello che accade dentro e fuori la sua testa e che, nel mezzo del libro, diventerà protagonista di una misteriosa scomparsa.
Susanna Mattiangeli costruisce un racconto legando i numeri (e le storie in essi contenuti) come fossero tessere di un domino, dove un dettaglio, un episodio, un personaggio svelato da una cifra, è richiamo per la tessera successiva o per il disegno finale. Alla fine del libro riconosci la forma di quel domino, costruito senza vuoti o interruzioni nella trama e nel ritmo narrativo. I giorni di Tina, i suoi amici, i vicini di casa e di strada, i suoi genitori, il mistero di Giovanni, e Felice, la creatura grande e molto morbida, danno corpo al disegno finale, animato da una scrittura brillante, leggera e immediata.
Il vuoto, se così si può chiamare, è quello creato per scelta editoriale. Si tratta dello spazio delle pagine centrali lasciate al lettore, per fare come Tina, per segnare i propri numeri felici adoperando una tabella utile a raccogliere le idee e ad annotare le proprie mini liste. Vànvere edizioni costruisce il proprio catalogo dedicando attenzione all’oggetto-libro, alla grafica e alle sorprese che ciascun libro può riservare al lettore; come, ad esempio, una pagina centrale che aprendosi svela un disegno su due doppie pagine o, più in generale, come la scelta di stampare libri che il lettore è chiamato, in certi limiti, a mano-mettere
Il libro si chiude con una lista personale dell’autrice, Le 8 cose che l’autrice vuole dire su questo libro’. Un altro regalo e un’altra sorpresa a storia conclusa. Per chi scrive questo post, la prova finale al teorema citato ‘per ogni numero N dato, esistono infinite storie s, a seconda del soggetto che conta e che, indi, racconta’.