Il giardino dei musi eterni è un libro pieno di misteri. Nella storia ci sono episodi apparentemente inspiegabili che, per essere compresi e risolti, richiedono osservazioni e indagini; così come ci sono altri misteri, fatti di circostanze più grandi, che non cercano soluzioni ma solo un luogo, una storia, per potersi raccontare.
Il Giardino è un cimitero dove adulti e bambini lasciano i loro amici animali defunti e diventa lo spazio fisico dove abitano insieme piccoli e grandi quesiti: perché avvengono quelle strane sparizioni? cosa sta cercando il Custode? cosa tenta di nascondere la Nonnina? E ancora: cosa resta in vita quando si smette di esistere? un animale ha un muso o un viso?
I protagonisti del libro, gli Animanimàli, rispondono alla fine della storia ai piccoli quesiti e offrono ai lettori un luogo per pensare alle domande più grandi. Ginger, la gatta di razza Maine coon a pelo semilungo, e i suoi compagni di eternità aprono varchi nei ragionamenti e nelle riflessioni su argomenti abituati ad essere detti nel silenzio della mente di ciascuno. Gli Àniman parlano con la lingua del poeta che sa essere leggera e puntuale, che sa inventare versi come canti e girotondi. Una lingua saggia che, come la vecchia tartaruga Mama Kurma, non cede mai alla tentazione di fornire risposte.
Tanti personaggi gravitano intorno al Giardino, a ciascuno di loro Tognolini dedica un tempo per entrare nella storia con la propria vita passata o presente, così può accadere al lettore di conoscere un Saltafossi, o un Gigante della Pioggia e di poter accedere a luoghi speciali come i Sogni e la Rupe del Consiglio.
Due scene opposte descritte nelle pagine sono rimaste nella mia mente nitide anche dopo aver chiuso il libro: la prima è fatta di velocità, di corse tra Àniman alla velocità di sogno che ancora aumentava, assurdamente cresceva e cresceva, finché…La seconda scena è fatta da ciò che imbriglia e immobilizza: sono le corde tese, annodate tra loro dell’amuleto Cheyenne che blocca che dà crampi taglienti di pena, fitte di profondissima tristezza.
Tra gli Àniman c’è anche Mama Naga, una tartaruga antichissima, una Naga dei Racconti, uno spirito che governa le storie, messo qui a ricordati che eterni sono i musi ed eterne sono le storie. Anche per loro non c’è prima non c’è poi, anche lì, in fondo, tu sei tutti e tu sei tu.
Il giardino dei musi eterni, di Bruno Tognolini, Salani, 2016