Durante una lectio magistralis spiega il professor Douglas Hofstadter: “L’analogia è il vasto sistema di trasporti della cognizione, che comprende tutti i binari ferroviari, tutte le rotte aeree, tutte le autostrade e le superstrade, tutte le strade statali, tutti i ponti, tutti i grandi viali, tutte le vie locali, tutti i minuscoli vialetti e perfino tutti i marciapiedi, tutti i sentieri e tutti i corridoi, tutte le scale che vanno su nonché quelle che vanno giù – per farla breve, l’analogia è ciò che ci porta ad ogni destinazione mentale possibile. È il modo di arrivare ad ogni idea, per quanto sia piccola o banale.”
Con l’eco di questa definizione, apri “il BARBARO” e preparati al viaggio.
Non ci sono parole nel libro. Nella prima doppia pagina c’è un guerriero fiero e sicuro che procede svelto verso il suo destriero. Da questo momento in poi, i due avanzeranno assieme, pagina dopo pagina, a sfidare l’ignoto. Il formato del libro ti dice che le insidie potranno arrivare dal cielo e dalla terra: ci saranno da schivare le frecce piovute dal firmamento e le trappole delle piante carnivore; ci saranno ciclopi e mostri da affrontare ma nulla di tutto questo inquieta il guerriero che, noncurante dei pericoli, continua ad attraversare i fogli.
Tu che leggi segui il trotto del cavallo nel continuo saliscendi che segna il ritmo alla storia e ad ogni doppia pagina cresce impaziente la tua curiosità: non vedi l’ora di scoprire come finirà l’audace e inarrestabile avanzata.
Ad un tratto, qualcosa cambia; non ci sono più pericoli, nessun drago o serpente. Torna il bianco sui fogli e come all’inizio del libro ci sono solo il barbaro e il suo cavallo. Mentre leggi intuisci che qualcosa sta per accadere, il guerriero sta guardando qualcosa che tu, ancora, non vedi: è lì, fuori dalla pagina e finalmente arriva. Sembra gigantesco, sembra un dio greco venuto a prendere l’eroe che, ora, piange e si dispera.
Almeno, così sembra.
Per non fare un torto al futuro lettore, non sarà svelata la sorpresa finale. Quello che si può raccontare è che alla fine del libro il BARBARO perde la su “B” maiuscola e la storia si arricchisce in modo inaspettato; ora c’è un’altra “B” sul foglio che ha appena lasciato la sua stratosfera astratta e sognante. Se le due “B” si sono incontrate in modo così inatteso e divertente è tutto merito di una magnifica analogia e del talento scaltro di Renato Moriconi.
Il BARBARO, di Renato Moriconi, Gallucci, 2014.
Categorie:i libri